di Gaia Agnelli

Il particolare lavoro degli esoticisti, i veterinari che curano gli animali "non convenzionali"
BARI – Curano serpenti ed elefanti, ratti e giraffe, lumache e scimmie: è questo il particolare lavoro degli “esoticisti”, veterinari che si occupano della salute di tutte quelle specie “non convenzionali”, diverse dai classici cani e gatti. (Vedi foto galleria)

Vista la presenza degli zoo e considerata la crescente diffusione di nuovi animali da compagnia, è nata infatti la necessità di avvalersi di figure specializzate che si occupino di rettili, uccelli, anfibi, grandi mammiferi e “pet” provenienti da Paesi lontani. 

Nel capoluogo pugliese sono però ancora pochi gli esoticisti: si contano di fatto sulle dita di una mano. Tra di loro c’è la 36enne Domenica Di Bari, titolare dell’unica clinica in Puglia esclusivamente dedicata agli animali non convenzionali e il 51enne Marco Campolo, che si occupa di piccole e grandi specie nel centro veterinario Einaudi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Incontriamo prima Domenica nel suo “Ambulatorio veterinario animali esotici” di via Papa Giovanni Paolo I. Quando arriviamo l’esperta è alle prese con Genny e Lilly: una coppia di conuri, pappagalli dai colori vivaci. I volatili mostrano fiducia nei confronti della donna, tanto da giocare con lei: a un certo punto si arrampicano addirittura sulle sue spalle e sulla testa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Cerco di farli sentire a casa: entro in confidenza con loro così da poterli visitare - spiega Domenica -. Tra l’altro il mio percorso professionale è iniziato proprio con l’osservazione dei pappagalli in una clinica di Tenerife. Noi esoticisti ci siamo tutti formati così: viaggiando e andando ad approfondire gli studi nei luoghi d’origine dei vari animali. Ad esempio ho assistito alle cure dei falchi negli Emirati Arabi e degli animali acquatici a Malta e Valencia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È ora la volta di un grosso coniglio bianco e grigio che la donna visita con uno stetoscopio e poi di un vero e proprio pitone. «Questo è un “pet” che ha bisogno di particolari attenzioni – afferma la veterinaria mentre prende in braccio il rettile per controllargli gli occhi con un oftalmoscopio –. È pericoloso, perché pur non essendo velenoso può far male avvolgendo le sue spire attorno al corpo del malcapitato. Questo esemplare è ancora piccolo, ma è necessario conoscere le tecniche di contenimento per maneggiarlo in sicurezza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Tra gli animali più particolari curati dall’esperta ci sono lucertole, suricati (come Timon del film “Re Leone”), ratti e addirittura lumache. «Naturalmente non quelle che siamo abituati a vedere in campagna - sottolinea Domenica -, ma una specie gigante proveniente dall’Africa. Due bambine mi hanno portato un esemplare che hanno accolto a casa loro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Animali inconsueti di cui si occupa anche Marco Campolo, che incontriamo nel centro veterinario Einaudi di via Napoleone Colajanni. L’esperto è specializzato soprattutto nella cura di grandi mammiferi come orsi, leoni, trigri giraffe ed elefanti. Non a caso è vicepresidente della SivasZoo (Società italiana veterinari degli animali selvatici e da zoo).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Se si tratta di cuccioli o di specie più piccole la visita avviene direttamente in clinica – afferma Marco -: una volta mi hanno addirittura portato un ippopotamo e una tigre. Ricordo poi quando accolsi Giuditta, una scimpanzé che era stata abbandonata dalla madre, residente in uno zoo. Me ne presi cura io, crescendola per un periodo in questo studio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli animali più grossi invece, quelli che non entrerebbero mai dalla porta d’ingresso del centro, vengono visitati a domicilio negli zoo e sempre con l’aiuto dei “keeper”, figure addette alla cura quotidiana di questi esemplari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Loro sanno come trattarli, conoscendone il carattere – spiega Campolo -. L’importante è comunque prendere sempre le adeguate precauzioni. Orsi, leoni e tigri vanno ad esempio sedati prima dei controlli e per le giraffe ed elefanti va tenuto conto della loro mole. Una volta fui sfiorato dal muso di una giraffa che alzò la testa con un movimento “brusco”. Mentre l’estrema empatia degli elefanti permette loro di socializzare facilmente, anche se è sempre bene approcciarli con il metodo del “rinforzo positivo”, tecnica che prevede un premio come il cibo in cambio dell’obbedienza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma che cosa risponde Marco a chi afferma che gli animali esotici, piccoli o grandi, non dovrebbero essere sottratti al loro habitat naturale? «Il nostro compito non è quello di giudicare, ma di curare – afferma il veterinario -: queste specie sono presenti legalmente in Italia e qualcuno deve pur pensare alla loro salute. Piuttosto sono i padroni a dover capire che prima di adottare un esemplare non convenzionale devono prepararsi ad accoglierlo. Si tratta infatti di animali particolari, ai quali è necessario dare la giusta alimentazione e di cui bisogna saper riconoscere i segni di un eventuale disagio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Gaia Agnelli
Scritto da

Lascia un commento


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)